IL PATRIMONIO CROMATICO COME ESPRESSIONE DELLO SPIRITO DEL TEMPO
Massimo Caiazzo, Presidente IACC Italia
I colori sono profondamente legati ai contesti geografici, storici, sociali e politici e hanno la straordinaria capacità di saper raccontare ogni aspetto della vita.
In ogni epoca, l’umanità ha cercato di dare un ordine ai colori formulando sistemi cromatici o modelli di colore che vanno da quelli simbolici magici fino a quelli matematici astratti. Aristotele suddivide i colori in gamme chiare e scure: il bianco o luce è l’elemento attivo e il nero o ombra quello passivo. Nel “Trattato della pittura”, Leonardo indaga il mistero della rifrazione del colore e scrive: “l’ombra è parte integrante del colore”. La rappresentazione stessa del cerchio cromatico formulata da Newton è riconducibile all’Uroboro, un antico simbolo che rappresenta il ciclo della natura, la teoria dell’eterno ritorno: un serpente che si mangia la coda ricreando sé stesso continuamente.
Il patrimonio cromatico della storia dell’arte e delle arti applicate rappresenta dunque una preziosa eredità perché ci consente di considerare il colore come una vera e propria “cartina al tornasole” dello spirito dei tempi, che i latini chiamavano “genius saeculi” e nell’Ottocento il filologo e filosofo Herder definì Zeitgeist.
Di seguito troverete un breve excursus illustrato che racconta gli stili che hanno caratterizzato gli ultimi tre secoli, dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E LA NUOVA SCIENZA DEL COLORE
Nel periodo compreso tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX, un nuovo modo di pensare lo spazio pone le basi di quello che in futuro sarà il Design. In questo periodo, le teorie del colore formulate da filosofi e scienziati suscitano l’interesse di numerosi pittori influenzando i movimenti artistici e soprattutto le nascenti arti applicate. La contrapposizione tra goethiani e newtoniani provoca accesi dibattiti e la teoria dei colori di Goethe, pubblicata nel 1810, entusiasma la colta aristocrazia europea. Di lì a poco, nel 1839, il chimico francese Chevreul definisce sistematicamente i contrasti nella pubblicazione “The principles of harmony and contrast of colours, and their applications to the arts: including painting, interior decoration, tapestries, carpets, mosaics, coloured glazing, paper-staining, calico-printing, letterpress printing, map-colouring, dress, landscape and flower gardening, etc”. Le sue teorie sull’influenza reciproca dei colori lasciano un segno profondo nella pittura di Delacroix, Degas, Signac e soprattutto di Seurat.
DAI COLORI DEL LUSSO ARISTOCRATICO ALLO STILE BORGHESE
La stagione tra il 1815, anno del Congresso di Vienna, e il 1848, vede la crescita e lo sviluppo culturale della classe borghese. Il Biedermeier rappresenta un periodo di transizione: il lusso sfrenato della nobiltà inizia a fare i conti con le aspirazioni dell'emergente borghesia che gradualmente prende il posto della raffinata visione estetica aristocratica. Da questo contrasto che cromaticamente assume tonalità decise e talvolta cupe, fioriscono stili artistici in diversi campi, dalla musica alla letteratura fino dalle arti visive.
IL MOVIMENTO DELLE ARTI E DEI MESTIERI: I COLORI DEI MATERIALI
Sul finire del XIX secolo, il movimento “The Arts and Crafts” contribuisce al rinnovamento artistico e sociale. Il lavoro medievale, semplice e artigianale, ispira Morris e Ruskin a elaborare un nuovo processo creativo in contrapposizione all'alienante freddezza della produzione industriale. Nasce uno stile caratterizzato da colori sobri ed eleganti che considera l'artigianato come “espressione del valore durevole del lavoro dell’uomo”. I colori dei materiali come il ferro, il legno e il cuoio sono accostati a toni delicati con una predominanza di verdi e beige.
ART NOUVEAU: I COLORI DELLA NATURA
Nell’ottocento il Giappone esce dal secolare isolamento politico e culturale e in occasione delle esposizioni universali di Londra (1862) e Parigi (1867) le opere di grandi maestri come Hokusai, Hiroshige e Utamaro incantano l’Europa. L’originale approccio alla natura dei maestri giapponesi costituisce il modello da cui tra il 1890 e il 1910 scaturisce l’Art Nouveau che, ispirandosi alla natura, con linee curve e ornamenti floreali, esprime una nuova visione estetica. Nasce così il primo movimento di “International Style” che si diffonde con diversi nomi e peculiarità: Liberty, Jugendstil, Secessione, Stile Floreale, Modernismo Catalano. Una matrice stilistica che si afferma in ogni campo delle arti applicate con l’intento di migliorare la qualità della vita delle persone nell’ambiente urbano e domestico. La tavolozza si basa su un’originale interpretazione dei colori della natura che, grazie ai progressi della chimica, sono riproducibili anche nelle gamme più brillanti. I materiali più diffusi sono il vetro e il ferro battuto che danno forma a una suggestiva “architettura scultura”.
LA TAVOLOZZA DEL SURREALISMO ORGANICO
Tra le fine del XIX e gli inizi del XX secolo, l’opera di Gaudí, trascendendo il modernismo catalano, culmina in uno stile organico che non è solo la rappresentazione della natura bensì la sua trasfigurazione. Integrando nell’architettura la sua esperienza in molte tecniche artigianali (ceramica, vetro colorato, forgiatura del ferro e falegnameria), Gaudí cura ogni dettaglio delle sue opere e introduce nuovi metodi di lavorazione dei materiali come il trencadís, che utilizza ceramica di recupero.
IL NOVECENTO: IL COLORE DELLA TRASFORMAZIONE
Il periodo che precede lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, vede il tramonto della mescolanza degli stili e delle polemiche tra sostenitori della manualità e industria. Lo sviluppo della meccanica allarga gli orizzonti umani estendendo il verbo della funzionalità a tutti gli oggetti di uso quotidiano: è il momento delle grandi possibilità d’impiego di nuovi materiali. Le decorazioni superflue spariscono per fare spazio alla forma “nuda”. L’architettura e l’arredamento non sono più l’espressione del lavoro manuale.
DE STIJL: I COLORI PRIMARI DELL’ASTRATTISMO GEOMETRICO
Nel 1917, Van Doesburg e Mondrian pubblicano Il manifesto del "neoplasticismo", un movimento artistico che propone una visione essenziale e geometrica dello spazio. Nell'astrattismo geometrico di De Stijl, tutto ha un'origine "elementare" perché nasce dalla linea, dal piano. I colori sono "primari": campiture rosse, gialle, blu separate da linee bianche o nere che formano angoli retti. Rietveld disegna arredi e mobili intramontabili come la sedia "Red and blue" (1918) dove il colore diviene elemento-materia.
ART DECÓ: IL COLORE DELL’ELEGANZA
La prima guerra mondiale dà un grande impulso allo sviluppo della tecnica, ma ne assorbe tutte le energie. Bisogna ancora attendere per godere della ricercata eleganza cromatica che caratterizza gli anni di pace tra i due conflitti mondiali. L'Art Déco nasce con l'Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne, tenutasi a Parigi nel 1925. Un periodo straordinario da cui scaturisce uno stile che sintetizza l’approccio geometrico e organico. I colori tenui e luminosi che caratterizzano quest’epoca breve, ma intensa, fanno da contraltare al bianco e nero della fiorente industria cinematografica.
FUTURISMO: IL COLORE DELLA VELOCITÀ
Il Futurismo, movimento artistico, letterario e sociale nato in Italia all’inizio del Novecento, enfatizza i temi legati al progresso e alle sue invenzioni “rivoluzionarie”. Con colori caldi e forti come il giallo, l’arancio e il rosso in contrasto con il metallo specchiante, i futuristi declinano la propria visione artistica in ogni campo: pittura, scultura, ceramica, grafica, design industriale, architettura, teatro, cinema, moda, letteratura, musica, urbanistica e persino gastronomia.
BAUHAUS: IL DESIGN DEL COLORE
La "Casa delle Costruzioni" fondata a Weimar nel 1919 è il punto d’incontro tra le arti e l’artigianato da cui scaturisce il design, un’opera d’arte “totale” che riunisce tutte le arti, compresa l’architettura. Al movimento riformatore prendono parte Itten, Klee e Albers che contribuiscono a porre le basi dell’approccio al colore come elemento funzionale, pur mantenendone viva la valenza estetica e filosofica. Itten evidenzia come i processi ottici, elettromagnetici e chimici che avvengono nell’occhio e nel cervello dell'uomo alla vista dei colori, generano reazioni psicologiche. Dal punto di vista estetico-comunicativo, la composizione cromatica assume quindi una valenza oggettiva. Itten dimostra come la luce colorata possa cambiare l'aspetto degli oggetti e descrive gli effetti del colore nello spazio. Il suo modello cromatico, suddiviso in sette gradazioni e dodici tonalità luminose, è ancora utilizzato in ogni ambito del Design.
MODERNISMO: IL COLORE DELL’ESSENZA
La bellezza nasce dalla funzionalità: l’oggetto non deve appagare la vista, ma corrispondere perfettamente allo scopo. Una rottura decisa con il passato. Il modernismo cerca di riconciliare i principi alla base della progettazione architettonica con il rapido sviluppo tecnologico e la modernizzazione della società. Con i suoi colori sobri, il modernismo risente spesso dell’eccesso di grigi e di una certa rigidità formale che rappresenta uno dei temi centrali del ventesimo secolo e continua a essere lo stile dominante nel terzo millennio.
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